Green pass, la questione degli asintomatici

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Ancora una volta gli asintomatici al centro di una polemica, questa volta sul green pass. Una questione che può essere risolta solo attraverso l’esame sierologico che attesti la presenza, o meno, di anticorpi.

“No alla ingiusta ed insensata discriminazione esistente tra coloro che hanno avuto Covid senza accorgersene e coloro che sono stati certificati per la guarigione e che, quindi, hanno un green pass che dura sei mesi, o forse un anno a seconda delle modifiche del ministero della Salute. Coloro che hanno avuto Covid in maniera del tutto asintomatica non possono documentarlo, perché non hanno registrato il loro stato nei database regionali, e ovviamente non posseggono neanche la certificazione di avvenuta guarigione da parte del medico curante. Di conseguenza non hanno il certificato verde, ma hanno gli anticorpi positivi”. Ad evidenziarlo è Claudio Giorlandino, direttore scientifico dell’Istituto clinico diagnostico di ricerca altamedica.

“Nei nostri centri, nel giro di tre mesi, abbiamo riscontrato oltre 200 soggetti, sottopostisi all’esame sierologico, che non sapevano di aver avuto Covid perché asintomatici ma che attualmente presentano un valore anticorpale elevato”, afferma Giorlandino.

Secondo l’esperto “va inoltre aggiunto che costoro, diversamente dai vaccinati, presentano anticorpi contro tutto il virus. Il valore delle loro IgG è in genere di diverse migliaia di mU/ml”, e gli anticorpi sono “diretti non solo contro la proteina Spike. Le IgG dei soggetti affetti aggrediscono tutte le proteine virali, non solo la componente S che, come sappiamo, varia continuamente e viene chiamata con nomi sempre diversi”, ovvero quelli delle varianti.

“Tra l’altro, nella maggioranza dei casi i guariti asintomatici presentano valori di anticorpi più stabili ed elevati dei vaccinati. Un esempio? UN soggetto asintomatico, con tampone attualmente negativo e con IgM negative (quindi guarito da almeno 40 giorni) presentava un valore di IgG totali di 47.300 mU/ml, mentre un soggetto con 2 dosi Pfizer (l’ultima il 23 giugno) 10.400″.

In sintesi, sostiene Giorlandino, gli asintomatici “sono molto più difesi di chi è stato vaccinato. Per il momento è necessario dare il green pass e vaccinare non su indicazioni ‘burocratiche’ legate alle date dei vaccini o delle guarigioni, ma sulla base oggettiva di un esame sierologico. I guariti quindi, anche se non registrati dovrebbero avere un green pass permanente”, aggiunge Giorlandino.

“Detto questo, stiamo conducendo uno studio comparativo tra i vari soggetti vaccinati o guariti sui linfociti di memoria. Tale ricerca nel nostro Centro, viene eseguita con una meticolosa e approfondita metodologia mediante un separatore di cellule di ultima generazione, il cell sorter “MACSQuant Analyzer 10” acquisito, tra i primi nel mondo, a tale scopo.
Ciò che sta emergendo, scientificamente entusiasmante e rivoluzionario, è che dai primissimi risultati appare che la quasi totalità dei guariti presenta cellule di memoria anche dopo un anno dall’infezione e anche se gli anticorpi circolanti sono quasi scomparsi”.

“Ciò conferma quanto già da noi pubblicato nella metanalisi sul prestigioso Journal Acta virologica: l’immunità, una volta contratto il virus ed essendo guariti, perdura nel tempo, probabilmente tutta la vita. Le osservazioni sui vaccinati sembrano rivelare risultati interessantissimi”, conclude.

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